Non è un fenomeno così recente: da almeno 10-15 anni, il successo dell’e-commerce in Italia e nel mondo sta minando la solidità del retail fisico, dei negozi di quartiere e in parte anche dei centri commerciali. È normale, quando è possibile sfogliare un catalogo e comprare un prodotto 24 ore al giorno, dovunque: basta uno smartphone e una connessione a internet.
Come sono cambiate, dunque, le prospettive del retail, nella convivenza tra fisico e digitale?
Negli Stati Uniti si parla di una vera e propria apocalisse, perché anche i grandi centri commerciali non sono più “onnipotenti come una volta”: l’e-commerce, con Amazon in prima fila, è spesso la soluzione preferita da un numero sempre crescente di persone.
Anche in Italia lo scenario è simile, e per certi versi anche peggiore. Il sistema imprenditoriale italiano, infatti, si è sempre contraddistinto per la presenza di tantissime attività familiari, di piccole e medie dimensioni: vestiario, alimentari e tante altre categorie di venditori al dettaglio.
Proprio tali imprese pagano il prezzo più alto dello sviluppo dell’e-commerce in Italia: la bottega di quartiere, il negozio di abbigliamento del centro soffrono la concorrenza (spietata, a volte) di tanti marketplace. Esistono tuttavia alcune soluzioni per dare nuovo lustro al proprio negozio fisico.
Secondo le ricerche della Casaleggio Associati, quasi il 90% degli italiani tra gli 11 e i 74 anni usa regolarmente internet, da desktop, tablet o smartphone, e i dati degli anni precedenti mostrano che il trend è in crescita.
Perché, allora, non trarre vantaggio da questo dato e arricchire l’esperienza del cliente, dotandosi di un sito e di un e-commerce? Oppure presenziare su marketplace come Amazon, essendo il fatturato dell’e-commerce in Italia aumentato da 5 a 35 miliardi di €, dal 2007 al 2017?
Un negozio “sfogliabile” online, o che mette a disposizione dei clienti – oltre ai prodotti esposti – app o strumenti digitali per interagire con essi, e che è dotato di un proprio e-commerce (magari con sconti e promozioni dedicate), ha sicuramente un valore aggiunto, rispetto a chi non utilizza canali come questi.
L’esperienza di vendita, si sa, non si compone del solo acquisto: comincia, prima, con la comunicazione (non solo la pubblicità in senso stretto, come la si immagina, dal cartellone allo spot TV al banner sul web) e continua, dopo, con l’eventuale assistenza al cliente.
Se è vero che i social media e l’e-mail marketing offrono strumenti utilissimi, a fronte di investimenti molto minori rispetto alla TV e alla carta stampata, è opportuno imparare a utilizzarli. Identificare il proprio target, ascoltare le conversazioni del pubblico, confezionare messaggi mirati, personali, senza (più) “sparare nel mucchio”. Quanto spesso, infatti, ci si ritrova a cestinare una e-mail per colpa di un oggetto anonimo o di un approccio troppo aggressivo e poco personale?
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